Se dovessi fare una
sintesi estrema dell'ultimo disco dei Boghes de Bagamundos direi:
ritmiche coinvolgenti e melodie orecchiabili. Ma così facendo
tralascerei un sacco di altre cose che rendono questo disco un lavoro
estremamente interessante.
I Boghes de Bagamundos
sono un gruppo ormai storico del panorama della musica indipendente
del sud Sardegna. Nati nel 1999 arrivano,
dopo diversi anni di carriera alle spalle, alcuni EP e dischi
completi, vari cambi di formazione, collaborazioni e sperimentazioni,
fino alla pubblicazione online di “Percorrendo i lati di un
cerchio”, ascoltabile a questo indirizzo.
La formazione attuale
della band comprende il cantante e bassista Claudio Kalb, Simone
Milia alle chitarre e al banjo, Marco Cabras alle chitarre, Max Viani
al violino e Roberto Matzuzzi alla batteria, ma il disco
recentemente pubblicato ha visto la collaborazione di diversi altri
musicisti.
Ascoltando il disco si
respira amore per due terre: la Sardegna e l'Irlanda. La passione per
gruppi storici come Pogues o Dublin City Ramblers (tanto per citare i
più famosi rappresentanti del post-folk celtico) strizza l'occhio
agli italiani Modena City Ramblers e Ratti della Sabina, a cui si
unisce la carica e l'attitudine punk dei Dropkick Murphys, creando
delle melodie alle quali è difficile resistere.
Gli 11 pezzi che
compongono l'album sono decisamente ben suonati: tutti i musicisti
sanno maneggiare gli ‘arnesi’ che si
trovano fra le mani e il risultato si sente eccome (ascoltare per
credere la strumentale “Simon's Jig”). I testi delle canzoni
(principalmente in italiano, ma non solo: a metà tracklist troviamo
“Poesia”, interamente in sardo)
trattano varie tematiche: dalle più leggere avventure e disavventure
di personaggi di vario tipo (“Il ballo dell'uomo di città”,
“Allegra ciurma”) fino ad argomenti meno spensierati intrecciati
di critica sociale come in “Orgoglio Manifesto” o “Le vie del
cammino nuovo”. In apertura c'è poi una dichiarazione d'amore/odio
al mezzo di locomozione del gruppo: un furgoncino del 1995, croce e
delizia della band, che li ha accompagnati per tanti anni nelle loro
numerose trasferte musicali.
Personalmente ho trovato
“Percorrendo i lati di un cerchio” piacevole all'ascolto,
nonostante, a mio parere, la band non abbia sul disco la stessa
carica che ha invece sul palco. Una pecca dovuta forse al genere
musicale, che si presta ovviamente a epocali bevute di birra e danze
sfrenate (cosa che potrei anche fare qui e ora, in camera mia, ma
forse è meglio di no).
In chiusura vorrei
segnalare che fino al 9 marzo al Bodie Art, in via S. Giovanni a
Cagliari, è possibile visitare la mostra “Fotografando i lati di
un cerchio” del fotografo Pierpaolo Arru, inaugurata in
concomitanza con la presentazione del disco.
2 commenti:
Forza Boghes!! Siete fantastici *_*
Ho ascoltato l'album e sono abbastanza d'accordo con la recensione...mi è piaciuto ma ancora di più mi piacciono live! (anche se è da diverso tempo che non li vedo!!!)
Date in vista?
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