Iniziamo questa nuova rubrica legata al blog con la storia e la descrizione di una delle tradizioni più importanti e sentite in Sardegna, particolarmente a Oristano: il Carnevale della Sartiglia.
La Sartiglia è una corsa all’anello di origine medievale che si svolge tra la domenica e il martedì di Carnevale. Il nome prende origine dal castigliano Sartija che, a sua volta, ha origine dal latino Sarticola, anello, diminutivo di sors, fortuna. Come il nome lascia intendere, attraverso tale festa gli antichi intendevano garantirsi la fertilità della terra e l’abbondanza della terra.
I primi documenti che ci parlano dell’evento risalgono al quattrocento, quando il territorio sardo era sotto la dominazione catalana e Oristano venne nominata Città Regia (1478). Tra le prerogative di una città Regia vi era quella di poter costituire i Gremi, corporazioni di mestiere regolamentate secondo le regole delle corporazioni barcellonesi. A Oristano i Gremi sopravvissuti sono quello dei Contadini, sotto la protezione di San Giovanni Battista, che organizza la Sartiglia della domenica, e quello dei Falegnami, sotto la protezione di San Giuseppe, che invece si occupa della giornata di martedì.
Il nome “Gremio” deriva dal fatto che l’associazione fosse posta sotto la protezione di uno o più santi, ovvero “in grembo”.
La figura principale della Sartiglia è su Componidori. Esso rappresenta per tutti un simbolo di purezza e fertilità. Is Componidoris sono in realtà due: uno che rappresenta il Gremio dei Contadini la domenica, e uno per il Gremio dei Falegnami il martedì. Si stabilisce chi dovrà interpretare la figura de Su Componidori durante la giornata de la Candelora, il due febbraio, in cui vi è la consegna, da parte dei cavalieri, di un cero luminoso ai prescelti.
Il momento più solenne è sicuramente quello della Vestizione, che avviene nella mattinata della corsa. La persona che dovrà assolvere il ruolo de Su Componidori si presenta nella sala dove avverrà la Vestizione e successivamente sale sopra un tavolo posto al centro della sala, sa Mesita, accompagnato dal suono delle Launeddas.
Sono le Massaieddas, giovani ragazze vestite con l’antico costume tradizionale oristanese, insieme a sa Massaia Manna, donna più esperta che le guida, a mettere gli abiti a su Componidori. “I vestiti sono composti da dei pantaloni di pelle, una candida camicia e un coietto, una giacca di pelle che si allunga come un gonnellino davanti, simile al tipico abito da lavoro degli artigiani, un capo di velo ricamato in testa unitamente ad un cilindro e infine la maschera”1. Il colore e la forma della maschera segnano la differenza principale tra su Componidori del Gremio dei Contadini e quello dei Falegnami. Infatti, il primo indossa una maschera color terra mentre il secondo indossa una maschera color cera. Al termine della Vestizione, su Componidori dovrà salire a cavallo, senza però toccare il suolo, al fine di conservare la necessaria purezza; per far ciò, un artiere accompagnerà il cavallo sino al tavolo dove è avvenuta la vestizione del cavaliere.
Successivamente su Componidori sarà colui che guiderà la corsa: a lui toccherà il ruolo di benedire tutti con sa pippia de maiu, un doppio mazzo di viole mammole e poi, dopo aver aperto ufficialmente la corsa con un triplice incrocio di spade con il suo Secondo, proverà per primo a cogliere la stella, scegliendo successivamente chi dovrà sfidare la sorte.
La manifestazione si conclude con la Svestizione: nuovamente facendo attenzione a non mettere i piedi per terra, su Componidori sale sopra sa Mesita. Al contrario della Vestizione, che è un rito molto intimo, la Svestizione è invece aperto a molte persone.
Le due manifestazioni principali della Sartiglia sono la corsa alla Stella e la Pariglia. La prima consiste nella prova, da parte di tutti i 120 cavalieri partecipanti, di infilzare una stella a otto punte appesa a un nastro di raso verde al termine di un percorso che i cavalieri devono compiere, partendo da Via Duomo sino al piazzale antistante la chiesa di San Mauro, superando la chiesa di Sant’Antonio e la chiesetta dello Spirito Santo.
La seconda manifestazione è invece lo spettacolare numero delle pariglie. In questo caso, i cavalieri uscendo al galoppo dal portico che si apre all’inizio di Via Mazzini, si esibiscono in acrobazie spettacolari in groppa ai propri destrieri. È in questo momento che si mettono maggiormente in luce il coraggio, la destrezza, l’affiatamento con i propri compagni e con il proprio cavallo. Una giuria valuta le esibizioni proposte e concede la possibilità di partecipare all’edizione successiva della Sartiglia. Inizialmente le corse a pariglia non facevano parte della Giostra ma furono introdotte quando iniziò a partecipare alla festa anche la popolazione non nobile della città. Emblematico, a questo proposito, anche il fatto che si corra su un percorso situato all’esterno delle mura giudicali, un tempo acquitrinoso, e quindi più popolare.
Dopo le cerimonie ufficiali della Sartiglia, inizia il momento più divertente, quello del Banchetto, in cui le persone si ritrovano nelle stalle a bere e a festeggiare il carnevale.
(fonte: http://www.sartiglia.info/la-sartiglia/i-protagonisti/su-componidori )
venerdì 28 febbraio 2014
martedì 25 febbraio 2014
Previously on #15: Shameless
Mi allontano un po' dai
generi finora trattati su previously on, per parlarvi di una
serie che potrebbe rientrare nel genere comedy, anche se abbastanza
amara: Shameless.
Basata sull'omonima serie
britannica del 2004, è stata riadattata nel 2011 per il pubblico
americano e trasmessa dal canale via cavo Showtime.
La serie si sviluppa
interamente intorno alla particolarissima famiglia Gallagher, una
famiglia assolutamente disastrata che vive di espedienti per poter
andare avanti, anche perché il padre di famiglia, Frank
(interpretato da William H. Macy) non ce la può fare: costantemente
ubriaco, disoccupato, riesce a mantenersi soltanto attraverso una
finta pensione d'invalidità, e quello che riesce a recuperare lo
utilizza per un'altra bevuta al bar. Il resto della famiglia è
mantenuta dalla figlia maggiore, Fiona, che in un modo o nell'altro
riesce a sostenere i fratelli, sia economicamente che moralmente.
Le storie dei Gallagher
sono assolutamente sopra le righe, chiassose e (quasi) inverosimili,
ma nonostante questo sono riusciti a conquistarmi dalla prima
puntata, facendomi immediatamente affezionare a tutti i personaggi.
Uno dei motivi che rende
imperdibile questa serie è proprio la caratterizzazione dei
personaggi che, nonostante siano parecchi, sono tutti totalmente
differenti l'uno dall'altro e rispondono in maniera unica ai contesti
grotteschi e paradossali in cui vengono inseriti.
Le avventure dei
Gallagher e amici sono immerse in un contesto marcio, avvilente, che
non aiuta sicuramente a risollevare la loro misera condizione.
Sono arrivati oggi alla
quarta stagione, lasciando ampio spazio a personaggi che fino a ora
erano rimasti un po' in secondo piano, regalando nuove storie e nuovi
punti di vista. Prima di iniziare questa nuova stagione,
sinceramente, avevo un po' il timore che non sarebbero riusciti a
evadere da questo tunnel di eccessi, ma sono rimasta felicemente
sorpresa nel vedere che si sta maturando, ovvio non mancano le scene
grottesche esilaranti, ma sono sapientemente dosate. Speriamo che il
resto della stagione prosegua nel medesimo modo.
Trovo che Shameless sia
una serie davvero intelligente, riesce a far ridere come poche,
mantenendo allo stesso tempo un'aura di amarezza e drammaticità;
alla fine di ogni puntata ci si ritrova a sorridere, anche se con gli
occhi un po' tristi.
P.S. Da guardare assolutamente in lingua originale!!!
P.S. Da guardare assolutamente in lingua originale!!!
venerdì 21 febbraio 2014
R.E.K. GangBand #3
Ecco a voi la terza bellissima puntata di REK, la radio dell'associazione Kenemèri!
Ospiti della trasmissione i Boghes de Bagamundos.
Ecco il link per gustarvi la puntata e anche qualche piacevole sorpresa.
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venerdì 14 febbraio 2014
BABELE: Radio Ucamara e la Scuola Ikuari
Conosco Nauta (vedi http://kenemeri.blogspot.it/2012/05/altrove-peru-parte-2-il-dettaglio.html)
e la sua realtà da due anni e mezzo. Ci sono arrivato per prima
volta nel luglio del 2011 guidato da un amico che voleva che
conoscessi il lavoro di Radio Ucamara, il principale canale
comunicativo attraverso cui si contribuiva al processo di
rivitalizzazione della cultura Kukama-Kukamiria.
Il programma “Kukama Ukatuki” (“i Kukama appaiono”) è stato solo uno dei passi che si son compiuti per rafforzare questo cammino; è stato il primo (e forse più difficile) scalino che bisognava affrontare per restituire a questa cultura il posto che merita, renderla nuovamente visibile dopo quel processo che, dalla seconda metà dell'800 e fino ai giorni nostri, aveva portato a considerare l'appartenere al popolo kukama come una condanna, qualcosa di cui ci si doveva vergognare. Grazie a Radio Ucamara si è iniziato a spezzare quella catena di disprezzo e i kukama hanno iniziato ad affermare finalmente che ESISTONO.
Il programma “Kukama Ukatuki” (“i Kukama appaiono”) è stato solo uno dei passi che si son compiuti per rafforzare questo cammino; è stato il primo (e forse più difficile) scalino che bisognava affrontare per restituire a questa cultura il posto che merita, renderla nuovamente visibile dopo quel processo che, dalla seconda metà dell'800 e fino ai giorni nostri, aveva portato a considerare l'appartenere al popolo kukama come una condanna, qualcosa di cui ci si doveva vergognare. Grazie a Radio Ucamara si è iniziato a spezzare quella catena di disprezzo e i kukama hanno iniziato ad affermare finalmente che ESISTONO.
Dall'inizio del programma
si sono susseguite molte attività proposte e portate avanti
dall'equipe della radio. Fra queste, circa due anni fa, c'è stata la
creazione della scuola Ikuari. In questa scuola, per far fronte alla
mancanza di insegnanti bilingui interculturali, i parlanti della
lingua kukama di Nauta hanno iniziato a dare lezioni a tutti gli
alunni che volessero imparare la propria lingua originaria. Bambini,
adolescenti e adulti hanno iniziato a frequentare le lezioni,
scoprendo ciò che significa riappropriarsi di qualcosa che è tuo,
ma non materialmente: è qualcosa che ti appartiene interiormente,
nelle viscere. I maestri sono in gran parte anziani che son cresciuti
utilizzando come lingua madre il kukama e che, adesso, condividono la
loro conoscenza e saggezza con le generazioni più giovani.
Ma l'esperienza della
scuola Ikuari, nel mese di ottobre, è giunta a un punto (che si
spera sia solo temporaneamente) finale. Le scarse risorse economiche
che avevano permesso il finanziamento del programma di insegnamento,
e in particolare i rimborsi per i maestri, non ci sono più e, dopo
alcuni mesi in cui si è cercato di tirare avanti senza mezzi
economici, la scuola ha (per il momento) chiuso i battenti e
terminato la sua attività.
Per potersi dedicare
all'insegnamento gli anziani avevano dovuto lasciare alcune delle
loro attività quotidiane: c'è bisogno di tempo per la preparazione
delle lezioni, e ciò comporta togliere ore al lavoro nei campi, alla
pesca, a tutte quelle attività che fanno sì che ci sia di che
sfamare la famiglia.
Tuttavia, è altrettanto
chiaro che il prezzo che si pagherà con la chiusura della scuola
sarà ancora più alto dell'umile compenso che i maestri ricevevano:
la sparizione della lingua. Se non ci sono parlanti, gente che
possiede le conoscenze adeguate per poter insegnare ai giovani, nel
giro di pochissimo tempo il kukama non esisterà più. Ne rimarrà
solo il ricordo.
Come si possono tenere in
considerazione queste due esigenze così importanti? Per una persona
che vede la situazione dall'esterno è difficile proporre una scala
di priorità: entrambe sembrano fondamentali. La soluzione più
giusta sarebbe quella di trovare un'Istituzione in grado di
appoggiare economicamente la scuola e il problema sarebbe risolto. Ma
spesso le istituzioni, chi per scarso interesse, chi per altrettanta
mancanza di mezzi, non si occupano di queste faccende.
La risposta potrebbe
trovarsi allora nelle stesse tradizioni delle comunità indigene: il
lavoro comunitario, le mingas, la
reciprocità. Si potrebbe ricompensare il lavoro di insegnamento non
con un rimborso economico ma facendo sì che gli alunni e le loro
famiglie aiutino i maestri nei loro lavori quotidiani. Si potrebbero
addirittura organizzare delle lezioni da svolgersi direttamente nei
campi, riportando il kukama ad essere la lingua della quotidianità.
Spero
di cuore che questa interruzione dell'attività della Scuola Ikuari
duri poco, che si possa riprendere presto con le lezioni e che si
possa ritornare a insegnare ai Kukama la propria lingua, perché è
necessario che ciò si faccia ORA. Non si può più aspettare ed è
fondamentale che siano gli stessi kukama a prendere nelle proprie
mani il destino della loro cultura.venerdì 7 febbraio 2014
Canottiere da Bisticcio
Sul blog apposito di R.E.K., la radio dell'Associazione Kenemèri ci sono delle ottime novità!
Finalmente una nuova trasmissione radio: Canottiere da bisticcio.
Condividete!
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martedì 4 febbraio 2014
UOLCMEN: Vicini per chilometri, vicini per stagioni...
Foto di Marco Sanna |
Gli “ex” (non voglio
chiamarli così e andando avanti nella lettura capirete perché)
C.S.I. hanno calcato un palco in terra sarda regalandoci circa due
ore di puro godimento.
Il concerto ha preso vita
in una struttura magica, l'ex Zuccherificio di Oristano, rimasto
inutilizzato per parecchio tempo e riportato in vita per un evento
unico. La location è perfetta, una struttura post industriale
adatta al contesto, quasi una macchina del tempo dal gusto eighties
che a ogni angolo ci ricorda da dove veniamo.
Il clima è teso e le
aspettative sono tante, i musicisti si fanno attendere e nel
frattempo il freddo si insinua nelle ossa. Quando arriva il momento
tutto si ferma e un senso di calore spazza via il freddo.
Maroccolo, Zamboni,
Canali, Filippi e Baraldi (grande assente Magnelli per infortunio)
accendono la sala sin dalle prime note e si presentano da subito come
un organico forte e affiatato.
Si parte con
l'artiglieria pesante “A Tratti”, “Forma e Sostanza” e “In
Viaggio”. Mi guardo attorno e vedo già le prime lacrime scendere
nei volti di chi, come me, probabilmente li aspettava da molti anni.
L'emozione è tangibile sia sul palco che sotto il palco.
Foto di Marco Sanna |
I musicisti storici
confermano tutte le aspettative, Canali è una furia e Maroccolo si
conferma un musicista incredibile. La sorpresa, per quanto mi
riguarda, è la Baraldi. La sua voce non è solo adatta alla proposta
musicale, ma è di una bellezza rara, profonda e sul palco si sa
muovere, è magnetica e affascinante: una bella sorpresa in un
contesto già carico di emozioni.
Un momento molto toccante
è stata la cover di “La Realtà non Esiste” di Claudio Rocchi,
recentemente scomparso, un grande musicista italiano a cui è stato
reso un bell'omaggio scandito dalla voce di Zamboni.
La cosa più scioccante
del live è il fatto che non vi sia alcun senso di nostalgia. Certo,
tutti sentiamo la mancanza della formazione originale (Ferretti e
Ginevra non si dimenticano) ma qua abbiamo molto di più tra le mani.
Ciò che ha fatto a storia dei C.S.I. e dei C.C.C.P. è preso e
rivisitato ad hoc per l'occasione e il risultato è assolutamente
riuscito. I musicisti ci danno dentro e portano avanti un concentrato
di energia musicale, quasi senza fermarsi. La scaletta è scelta con
maestria per infiammare anche gli animi più miti, così si
susseguono momenti soft con “Del Mondo”, “Linea Gotica”,
“Depressione Caspica” a momenti di puro delirio con “Maciste
contro Tutti”, “M'importa 'na Sega” e la tranche dedicata ai
C.C.C.P. (“Io sto Bene”, “Curami”, “Spara Jurij” ed
“Emilia Paranoica” l'una di seguito all'altra). Ogni canzone
porta con sé dei ricordi ma anche una nuova veste, così sino alla
fine restiamo sospesi in una quasi perfetta comunione tra musicisti e
pubblico.
Il tempo sembra essersi
fermato in queste due ore e alla fine con “Irata” e “ Cupe
Vampe”, che chiudono la serata, abbiamo una sensazione di pienezza
difficilmente spiegabile; c'è stato un pezzo per tutti i gusti:
lenti, ipnotici, energici da pogo, evocativi, movimentati.
L'atmosfera non accenna a
cambiare neanche a concerto concluso e il pubblico si intrattiene
nell'enorme struttura per continuare a sognare e a parlarne.
L'Associazione Culturale
D'altra Parte ha svolto un lavoro eccellente organizzando
questo splendido concerto e il risultato ha superato le premesse,
dando, in fondo, anche una piccola speranza per la ripresa delle
proposte live in Sardegna.
Foto di Marco Sanna |
Una ripresa amatoriale di "Irata":
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