Cari amici,
l'Associazione Culturale Kenemèri delle volte si riposa ma non va in letargo.
Abbiamo il piacere di presentarvi un piccolo video dedicato alla serata del 30 di Agosto, l'ormai celeberrimo KeneMusicFest, in cui ci siamo ritrovati con amici, conoscenti e passanti per una splendida serata all'insegna della musica, della condivisione e di tanto ammmmore.
Il video è stato realizzato dal nostro socio e regista Federico Rescaldani.
Non ci resta che auguravi una buona visione e restate sintonizzati per le prossime iniziative.
Il video si può trovare su Vimeo a questo indirizzo: http://vimeo.com/107793865, oppure lo potete vedere comodamente qua sotto.
Finalmente dopo quasi due anni ecco a voi la copertina del secondo numero di K, l'autoproduzione aperiodica no-profit dell'Associazione Kenemèri. La potete trovare nei migliori eventi targati Kenemèri a soli 3 euro!
Per il 5° anno consecutivo l'Associazione Culturale Kenemèri è stra-lieta di invitarvi al KENEMUSICFEST! Nella splendida cornice di Piazza Resistenza a San Gavino troverete stand con artigiani, associazioni, da bere e da mangiare a prezzi popolarissimi e soprattutto 4 band formidabili che allieteranno la serata con i loro live:
Ci risiamo. Arriva il bel tempo e arrivano gli eventi targati kenemèri. Tenetevi liberi il 20-21 e 22 Giugno per lo Street Basket Kenemèri. Il torneo 3 vs 3 che vi terrà col fiato sospeso.
Sono certa che questa sia la domanda che meglio incarna questa rubrica. Infatti qui ci occuperemo di mettere per iscritto le primissime impressioni dopo la visione di un film al cinema, attraverso un breve (e anche un po' stupido) racconto. Cercheremo ovviamente di non “spoilerare” niente!
RECENSIONE “SMETTO QUANDO VOGLIO”
Ore 19:15, con ben 15 minuti di ritardo ci mettiamo in marcia per arrivare allo spettacolo delle 20:00. Arriviamo giusto in tempo, facciamo il biglietto, bagno e poi entriamo nella buia sala. Ci sediamo nelle inaspettatamente comode poltroncine e iniziano gli infiniti e lunghissimi trailer. Come dei buzzurri, ridiamo e commentiamo sguaiatamente le anticipazioni dei film; per alcuni non si può proprio farne a meno, soprattutto quando vedi Colin Farrell con le sue sopracciglia sempre incurvate intento a storpiare una storia d’amore improbabile e (immagino) inguardabile. Altri commenti arrivano quando vediamo ben due trailer che hanno come protagonista Aaron Paul (Jesse di Breaking Bad) e non possiamo non notare (sempre in maniera poco delicata) la qualità dei film che ha scelto di interpretare, mah!
Comunque, dopo questa lunghissima attesa, che quasi ci fa dimenticare il motivo per cui siamo là, inizia il film. E cala il silenzio. Trascorrono i primi 40 minuti, e a un tratto il film s’interrompe e si accendono le luci: 5 minuti di pausa. Ma davvero?! In un film di un’ora e quaranta mi metti i 5 minuti di pausa? Non c’era stata tutta questa clemenza per il signore degli anelli! In ogni caso, la pausa viene sfruttata al meglio chi va a fumare una sigaretta flash, chi va in bagno, e chi rimane accoccolato nelle poltroncine. La pausa termina, e inizia la seconda parte del film. Un'oretta e the end.
Usciamo dalla sala e c’incamminiamo verso la macchina. Durante questa passeggiata si parla di tutto, tranne che del film appena visto, quasi a voler rimandare un argomento che, sappiamo bene, sarà il protagonista assoluto del viaggio in macchina e oltre . E infatti appena entriamo in macchina, un impavido fa la fatidica domanda: “Beh come vi è sembrato?”
Dopo un breve istante per rimettere insieme i pensieri, inizia la nostra recensione a caldo.
Ora, per comodità identificherò le persone che commentano con un personaggio dei Simpson:
La gattara scioglie il ghiaccio: “Carino, non mi aspettavo niente di più e niente di meno. Non è un capolavoro, una leggera commedia italiana. Anche se, probabilmente, non è un film da cinema, soprattutto per una come me che al cinema, purtroppo, ci può andare raramente. Però mi ha strappato qualche sorriso, ma è più un film da divano di casa che da cinema, sinceramente”.
Gengive sanguinanti: “Sì dai, alla fine era molto carino, uno sviluppo della storia sicuramente al di sopra delle righe. Viene trattato un tema molto attuale, quello del ricercatore universitario che...diciamo, non se la passa benissimo. Però cade molto spesso nello stereotipo: anche i personaggi sembrano un po’ delle macchiette. Inoltre anche i dialoghi sembravano poco sviluppati, soprattutto quelli tra la banda, non sembrava ci fosse una sintonia, nonostante fossero appunto una
banda, dai dialoghi non trapelava nessun tipo di legame. Però, tutto sommato, mi è piaciuto, un film davvero piacevole”.
Duff Man: “Mah, io forse mi aspettavo un po' di più , soprattutto dopo aver visto il trailer. Mi è sembrata una puntata di The Pills dilatata, quindi anche poco coinvolgente. Anche secondo me la caratterizzazione dei personaggi risultava essere un po’ troppo stereotipata, i due latinisti…mamma mia li ho trovati a dir poco irritanti.”
Gengive sanguinanti: “Verissimo! L'unico personaggio che usciva un po' dalla macchietta è il chimico robusto, che almeno si è evoluto durante il film, gli altri così erano e così sono rimasti durante tutto il film, non c'è stato alcun tipo di crescita.”
Otto Disk: “Sì, sono d’accordo, molto carino, anche io come Duff Man sono rimasto forse troppo affascinato dal trailer che mi ha un po’ sfasato le aspettative: è montato davvero molto bene, dinamico, incalzante, e questo nel film un po’ manca. Inoltre mi è sembrato che le scene più carine siano state proprio quelle messe nel trailer. E poi, Valeria Solarino, bona quanto vuoi, ma la recitazione mi ha fatto davvero pena ”.
Duffman: “Dai, però sono contento di essere andato al cinema a vederlo, è giusto appoggiare questa nuova realtà del cinema italiano, con attori giovani e talentuosi.”
Gattara: “Quello sì, almeno si sta cercando di andare oltre ai film “comici” dei Vanzina, mamma mia. Ma sono l'unica a cui non è piaciuto neanche l'economista? Libero De Rienzo? Non so...io l'ho trovato un po' troppo caricato (anche se effettivamente lo erano un po' tutti).”
Duff Man: “A me è piaciuto! Anzi, forse uno dei più forti!”
Gengive sanguinanti: “Anche a me è piaciuto!”
Otto Disk: “Anche a me!”
Gattara: “Vabbè...come non detto, però non capite niente!”
Senza neanche rendercene conto, siamo arrivati a casa, e ad aspettarci c'erano gli altri amici che non sono potuti venire con noi, e la prima domanda, indovinate qual è stata? “Beh, come vi è sembrato?”
E via, nuovo giro nuova corsa!
La rubrica Previously on è lieta di presentarvi il primo Quiz by Kenemèri dedicato alle serie tv.
Che serie tv poliziesca sei?
Le serie tv poliziesche si rinnovano di continuo. La lotta tra il bene e il male caratterizzata da due schieramenti opposti è sempre rappresentata nelle serie tv. Vediamo dove vi collocate con questo test!
La tua formazione, il tuo carattere, il tuo modo di reagire ad innumerevoli situazioni connotano inevitabilmente l'appartenenza specifica ad una determinata Serie Tv poliziesca. Ahn, ovviamente Chips non sarà fra i risultati, nessuno può essere Poncharello!
clicca sull'immagine per effettuare il test oppure clicca qui!
Il blog è tornato, e con lui anche le Playlist, siamo arrivati a quota 10, un grande traguardo che festeggiamo a suon di musica carnevalesca. Questa nuova playlist è divisa in due parti: una con le canzoni a tema e l'altra con le solite canzoni random di cui vedo solo io il collegamento col tema principale.
La parte a tema è costruita interamente sulla colonna sonora del "carnevale sangavinese", che non è solo un evento mondano, è parte integrante della nostra vita. Non solo noi che siamo nati e cresciuti a San Gavino Monreale (anche se ho il sospetto che la musica dei carri sia più o meno la stessa in tutta Italia) ma anche molte persone del Medio Campidano, abbiamo un legame fortissimo con certe canzoni che vengono sputate fuori a rotazione dai carri allegorici.
Parte1.
Abbiamo una carrellata di 5 canzoni tipiche del carnevale, che un po' ci potranno rendere nostalgici. Santa Esmeralda con "Don't let me be Misunderstood" ha fatto sicuramente da colonna sonora alle prime sfranellate, alle prime sbronze apocalittiche e ai balli sfrenati in puro stile disco anni '70. Imprescindibile.
Una canzone un po' più specifica è "Cannabis" degli Ska-P, che nel nostro carnevale è una costante più fissa del pi-greco, che si lega in maniera imprescindibile all'inno scozzese. Insomma, i miei compaesani avranno capito che mi riferisco a qualcosa in particolare, per tutti gli altri invece le consiglio come carica prima delle sfilate o delle feste. Funzionano.
La tranche finale della prima parte è parecchio scontata ma indispensabile.
Se volete davvero divertirvi alle feste, non potete non ballare "Meu Amigo Charlie Brown", "Cacao Meravigliao" e "La Bamba".
Il carnevale ha una colonna sonora tipica, fissa, che aspetta ogni anno di essere tirata fuori dal cassetto e vestita a festa, per essere protagonista della catarsi collettiva.
foto da sangavinomonreale.net
Parte 2.
Ora la mia parte preferita, quella che non ha niente a che vedere col carnevale tradizionale, quella un po' tirata su a forza, quella che è solo una scusa per parlare di gruppi che mi piacciono.
Questa parte di Playlist ha un ruolo purificatore nella mia vita. Mi spiego meglio.
Ho sempre partecipato al Carnevale, sempre, ma odio la musica che viene diffusa per questa festa, per cui ogni anno durante la vestizione mi sparo una colonna sonora che mi tenga purificata prima di immergermi nel mainstream e di sentirmi addirittura parte di esso.
Anche qui ho scelto cinque canzoni rappresentative. La prima è l'unica "a tema" che ascolto, ma solo per il titolo "Carnival Bizarre" dei Cathedral, alfieri del Doom vecchia scuola, un po' di lentezza prima della bolgia infernale. Proseguo con due canzoni che di carnevalesco\circense hanno la struttura un po' particolare, sono "Carousel" dei Mr. Bungle e "The Chaos Path" degli Arcturus, diversissimi tra loro ma entrambi intricati e galvanizzanti.
Voglio chiudere col Carnevale visivo di due gruppi, emule il primo e originale il secondo, che fanno della maschera la proprio prerogativa: Lordi e Gwar.
Premettendo che gli alfieri sono i Gwar, c'è da dire che Lordi hanno imparato bene la lezione rendeno la proposta più leggera e ammiccante. Ho scelto "Hard Rock Hallelujah" per Lordi e la cover (spettacolare) di "Carry on Waywardson" dei Kansas eseguita magistralmente dai Gwar.
Bene, ora siete pronti per le ultime sfilate di quest'anno. Buon divertimento.
Un
altro fra i carnevali più affascinanti della Sardegna è sicuramente
il carnevale di Mamoiada, con le bellissime figure dei Mamuthones
e degli Issocadores.
Molti sono i visitatori e i turisti che ogni anno si riversano nel
paese per seguire le figure mitiche di questo carnevale.
LA
RAPPRESENTAZIONE.
I
Mamuthones e gli Issocadores sono figure protagoniste della domenica
e del martedì di carnevale.
Essi
giungono all’improvviso, interrompendo i balli e la festa che si
sta svolgendo nel paese. Immediatamente l'atmosfera si fa più cupa e
solenne, stridendo con la gioia e il clima che si stava vivendo
precedentemente. I Mamuthones sono dodici, disposti su due file
parallele mentre gli Issocadores sono disposti all’esterno delle
file nell’atto di proteggere i loro “prigionieri”. I movimenti
dei due gruppi sono molto in sintonia tra loro: i primi si muovono
quasi a saltelli, muovendo contemporaneamente le spalle ora verso
destra ora verso sinistra al fine di far suonare contemporaneamente i
campanacci. Ogni tanto capita che ad un gesto degli Issocadores essi
facciano tre rapidi salti seguiti da tre secche scampanellate.
Gli
Issocadores, invece, sono molto più agili e liberi nei movimenti.
Ogni tanto capita che lancino la soha
per
acchiappare qualcuno del pubblico, spesso di sesso femminile, al fine
di mostrare la propria abilità. Gli Issocadores possono parlare e
colloquiare con il pubblico, mentre i Mamuthones sono costretti a
stare in silenzio per tutta la durata della manifestazione.
L’ORIGINE
DEI NOMI
I
due nomi hanno origine antica e spesso controversa e di difficile
comprensione. Tra le
principali ipotesi vi è quella per cui il nome Mamuthones derivi dal
modo in cui i sardi micenei chiamavano i fenici, cioè Melaneimones,
che sta a significare “Facce
nere”,
da cui provengono i termini Maimoni
e
Mamuthones,
che stanno a significare “demonio”
e “Maschera
Nera”.
Un’altra ipotesi fa derivare il termine da maimatto,
ossia il “tempestoso”, colui che fa esplodere la tempesta, un
epiteto dato alla divinità sotterranea identificata con Dionisio,
che ogni anno moriva e rinasceva in primavera con la fioritura dei
campi.
Il
termine Issocadores, invece, in sardo sta a significare letteralmente
“colui che prende la fune”, cioè colui che ha in mano una fune,
detta soha.
IL
MODO DI VESTIRE
È
interessante analizzare il modo di vestire dei due protagonisti del
carnevale di Mamoiada. Il
vestito dei Mamuthones comprende su
Belludu,
l’abito in velluto scuro; sas
peddes, una
casacca di pelle ovina oscura caratteristica dei pastori sardi; sos
piuncos,
grosse calze di cotone e lana; sos
hònsizos,
scarpe conciate in pelle; sa
visera, una
maschera nera antropomorfa; su
bonette, il
berretto sardo e su
mucadore,
fazzoletto di colore scuro del vestiario femminile. Infine, sul dorso
sono posti i campanacci e i sonagli, il cui peso è di 22-25 chili,
la dotazione sonora dei Mamuthones chiamata su
ferru.
Gli
Issocadores, invece, hanno con loro la berritta
di colore nero, tenuta in testa da un mucadore
il
cui colore è assolutamente variopinto; la hammisa,
una
camicia dello stesso colore del costume; su
currittu,
il corpetto rosso del costume tradizionale; sos
carzones de tela, pantaloni
di tela bianca larghissimi, s’issalletto,
uno scialle in seta di raso caratterizzato da una grande policromia
di colori. Infine ovviamente vi
è la soha,
particolare
lunga fune in giunco.
COSA
RAPPRESENTANO LE DUE FIGURE
Ma
cosa rappresentano queste due figure? È in particolare lo studioso
Raffaello Marchi che prova a offrire alcune supposizioni sulle loro
origini e su quelle di questo spettacolo carnevalesco. La più
importante trae origine da un evento bellico, sicuramente
“emblematico- scrive lo storico- nella lunga storia di dominazioni
straniere e di assalti barbareschi in Sardegna”1.
In particolare lo storico ritiene che l’origine dell’evento possa
risalire a una delle poche vittorie ottenute dai sardi contro i
pirati saraceni, “Los Moros” come venivano chiamati, nei primi
decenni del IX secolo, quando riuscirono a catturarne un grandissimo
numero, tra cui quattro fra i capi o ufficiali maggiori2.
È molto probabile che questi ultimi, dopo essere stati catturati
nel luogo del loro sbarco, fossero poi stati accompagnati a Mamoiada
da pastori che utilizzavano, per tenerli fermi, il laccio pastorale.
Sempre secondo il Marchi, è possibile pensare che i prigionieri
venissero poi spogliati e rivestiti con la Mastruca
sarda,
e su questa venissero posti i campanacci che indicavano
l’assoggettamento; i sardi utilizzavano invece le effigi dei vinti
conservando la soca
come emblema della vittoria. Ritornando al carnevale di Mamoiada, la
simbologia descrive dunque i Mamuthones come i vinti musulmani e gli
Issocadores come i vincitori sardi.
Ma
sono altre le ipotesi fatte dallo studioso, tra queste la più
interessante fa risalire l’origine a una di quelle «processioni
rituali che i sardi della civiltà nuragica dovevano fare molto
spesso in onore dei loro piccoli numi agricoli e pastorali. In un
caso e nell’altro possiamo immaginare, al posto dei Mamuthones, una
torma di buoi veri tutti rimbelliti, inghirlandati e come vestiti a
festa che vanno in processione guidati da mandriani Issocadores»3.
Un
carnevale molto affascinante, dunque, sicuramente da vedere per poter
ammirare le due figure all’opera.
Foto di P. Volta, S. Monchi, R.
Ballore, P. Cugusi, tratte da “Il carnevale di Mamoiada”, di
Paolo Pillonca
BIBLIOGRAFIA:
Raffaele
Marchi, “Le maschere barbaricine”, articolo pubblicato sulla
rivista Il ponte nel 1951
Iniziamo questa nuova rubrica legata al blog con la storia e la descrizione di una delle tradizioni più importanti e sentite in Sardegna, particolarmente a Oristano: il Carnevale della Sartiglia.
La Sartiglia è una corsa all’anello di origine medievale che si svolge tra la domenica e il martedì di Carnevale. Il nome prende origine dal castigliano Sartija che, a sua volta, ha origine dal latino Sarticola, anello, diminutivo di sors, fortuna. Come il nome lascia intendere, attraverso tale festa gli antichi intendevano garantirsi la fertilità della terra e l’abbondanza della terra.
I primi documenti che ci parlano dell’evento risalgono al quattrocento, quando il territorio sardo era sotto la dominazione catalana e Oristano venne nominata Città Regia (1478). Tra le prerogative di una città Regia vi era quella di poter costituire i Gremi, corporazioni di mestiere regolamentate secondo le regole delle corporazioni barcellonesi. A Oristano i Gremi sopravvissuti sono quello dei Contadini, sotto la protezione di San Giovanni Battista, che organizza la Sartiglia della domenica, e quello dei Falegnami, sotto la protezione di San Giuseppe, che invece si occupa della giornata di martedì.
Il nome “Gremio” deriva dal fatto che l’associazione fosse posta sotto la protezione di uno o più santi, ovvero “in grembo”.
La figura principale della Sartiglia è su Componidori. Esso rappresenta per tutti un simbolo di purezza e fertilità. Is Componidoris sono in realtà due: uno che rappresenta il Gremio dei Contadini la domenica, e uno per il Gremio dei Falegnami il martedì. Si stabilisce chi dovrà interpretare la figura de Su Componidori durante la giornata de la Candelora, il due febbraio, in cui vi è la consegna, da parte dei cavalieri, di un cero luminoso ai prescelti.
Il momento più solenne è sicuramente quello della Vestizione, che avviene nella mattinata della corsa. La persona che dovrà assolvere il ruolo de Su Componidori si presenta nella sala dove avverrà la Vestizione e successivamente sale sopra un tavolo posto al centro della sala, sa Mesita, accompagnato dal suono delle Launeddas.
Sono le Massaieddas, giovani ragazze vestite con l’antico costume tradizionale oristanese, insieme a sa Massaia Manna, donna più esperta che le guida, a mettere gli abiti a su Componidori. “I vestiti sono composti da dei pantaloni di pelle, una candida camicia e un coietto, una giacca di pelle che si allunga come un gonnellino davanti, simile al tipico abito da lavoro degli artigiani, un capo di velo ricamato in testa unitamente ad un cilindro e infine la maschera”1. Il colore e la forma della maschera segnano la differenza principale tra su Componidori del Gremio dei Contadini e quello dei Falegnami. Infatti, il primo indossa una maschera color terra mentre il secondo indossa una maschera color cera. Al termine della Vestizione, su Componidori dovrà salire a cavallo, senza però toccare il suolo, al fine di conservare la necessaria purezza; per far ciò, un artiere accompagnerà il cavallo sino al tavolo dove è avvenuta la vestizione del cavaliere.
Successivamente su Componidori sarà colui che guiderà la corsa: a lui toccherà il ruolo di benedire tutti con sa pippia de maiu, un doppio mazzo di viole mammole e poi, dopo aver aperto ufficialmente la corsa con un triplice incrocio di spade con il suo Secondo, proverà per primo a cogliere la stella, scegliendo successivamente chi dovrà sfidare la sorte.
La manifestazione si conclude con la Svestizione: nuovamente facendo attenzione a non mettere i piedi per terra, su Componidori sale sopra sa Mesita. Al contrario della Vestizione, che è un rito molto intimo, la Svestizione è invece aperto a molte persone.
Le due manifestazioni principali della Sartiglia sono la corsa alla Stella e la Pariglia. La prima consiste nella prova, da parte di tutti i 120 cavalieri partecipanti, di infilzare una stella a otto punte appesa a un nastro di raso verde al termine di un percorso che i cavalieri devono compiere, partendo da Via Duomo sino al piazzale antistante la chiesa di San Mauro, superando la chiesa di Sant’Antonio e la chiesetta dello Spirito Santo.
La seconda manifestazione è invece lo spettacolare numero delle pariglie. In questo caso, i cavalieri uscendo al galoppo dal portico che si apre all’inizio di Via Mazzini, si esibiscono in acrobazie spettacolari in groppa ai propri destrieri. È in questo momento che si mettono maggiormente in luce il coraggio, la destrezza, l’affiatamento con i propri compagni e con il proprio cavallo. Una giuria valuta le esibizioni proposte e concede la possibilità di partecipare all’edizione successiva della Sartiglia. Inizialmente le corse a pariglia non facevano parte della Giostra ma furono introdotte quando iniziò a partecipare alla festa anche la popolazione non nobile della città. Emblematico, a questo proposito, anche il fatto che si corra su un percorso situato all’esterno delle mura giudicali, un tempo acquitrinoso, e quindi più popolare.
Dopo le cerimonie ufficiali della Sartiglia, inizia il momento più divertente, quello del Banchetto, in cui le persone si ritrovano nelle stalle a bere e a festeggiare il carnevale.
Mi allontano un po' dai
generi finora trattati su previously on, per parlarvi di una
serie che potrebbe rientrare nel genere comedy, anche se abbastanza
amara: Shameless.
Basata sull'omonima serie
britannica del 2004, è stata riadattata nel 2011 per il pubblico
americano e trasmessa dal canale via cavo Showtime.
La serie si sviluppa
interamente intorno alla particolarissima famiglia Gallagher, una
famiglia assolutamente disastrata che vive di espedienti per poter
andare avanti, anche perché il padre di famiglia, Frank
(interpretato da William H. Macy) non ce la può fare: costantemente
ubriaco, disoccupato, riesce a mantenersi soltanto attraverso una
finta pensione d'invalidità, e quello che riesce a recuperare lo
utilizza per un'altra bevuta al bar. Il resto della famiglia è
mantenuta dalla figlia maggiore, Fiona, che in un modo o nell'altro
riesce a sostenere i fratelli, sia economicamente che moralmente.
Le storie dei Gallagher
sono assolutamente sopra le righe, chiassose e (quasi) inverosimili,
ma nonostante questo sono riusciti a conquistarmi dalla prima
puntata, facendomi immediatamente affezionare a tutti i personaggi.
Uno dei motivi che rende
imperdibile questa serie è proprio la caratterizzazione dei
personaggi che, nonostante siano parecchi, sono tutti totalmente
differenti l'uno dall'altro e rispondono in maniera unica ai contesti
grotteschi e paradossali in cui vengono inseriti.
Le avventure dei
Gallagher e amici sono immerse in un contesto marcio, avvilente, che
non aiuta sicuramente a risollevare la loro misera condizione.
Sono arrivati oggi alla
quarta stagione, lasciando ampio spazio a personaggi che fino a ora
erano rimasti un po' in secondo piano, regalando nuove storie e nuovi
punti di vista. Prima di iniziare questa nuova stagione,
sinceramente, avevo un po' il timore che non sarebbero riusciti a
evadere da questo tunnel di eccessi, ma sono rimasta felicemente
sorpresa nel vedere che si sta maturando, ovvio non mancano le scene
grottesche esilaranti, ma sono sapientemente dosate. Speriamo che il
resto della stagione prosegua nel medesimo modo.
Trovo che Shameless sia
una serie davvero intelligente, riesce a far ridere come poche,
mantenendo allo stesso tempo un'aura di amarezza e drammaticità;
alla fine di ogni puntata ci si ritrova a sorridere, anche se con gli
occhi un po' tristi.
P.S. Da guardare assolutamente in lingua originale!!!
Ecco a voi la terza bellissima puntata di REK, la radio dell'associazione Kenemèri!
Ospiti della trasmissione i Boghes de Bagamundos.
Ecco il link per gustarvi la puntata e anche qualche piacevole sorpresa.
Conosco Nauta (vedi http://kenemeri.blogspot.it/2012/05/altrove-peru-parte-2-il-dettaglio.html)
e la sua realtà da due anni e mezzo. Ci sono arrivato per prima
volta nel luglio del 2011 guidato da un amico che voleva che
conoscessi il lavoro di Radio Ucamara, il principale canale
comunicativo attraverso cui si contribuiva al processo di
rivitalizzazione della cultura Kukama-Kukamiria.
Il programma “Kukama
Ukatuki” (“i Kukama appaiono”) è stato solo uno dei passi che
si son compiuti per rafforzare questo cammino; è stato il primo (e
forse più difficile) scalino che bisognava affrontare per restituire
a questa cultura il posto che merita, renderla nuovamente visibile
dopo quel processo che, dalla seconda metà dell'800 e fino ai giorni
nostri, aveva portato a considerare l'appartenere al popolo kukama
come una condanna, qualcosa di cui ci si doveva vergognare. Grazie a
Radio Ucamara si è iniziato a spezzare quella catena di disprezzo e
i kukama hanno iniziato ad affermare finalmente che ESISTONO.
Dall'inizio del programma
si sono susseguite molte attività proposte e portate avanti
dall'equipe della radio. Fra queste, circa due anni fa, c'è stata la
creazione della scuola Ikuari. In questa scuola, per far fronte alla
mancanza di insegnanti bilingui interculturali, i parlanti della
lingua kukama di Nauta hanno iniziato a dare lezioni a tutti gli
alunni che volessero imparare la propria lingua originaria. Bambini,
adolescenti e adulti hanno iniziato a frequentare le lezioni,
scoprendo ciò che significa riappropriarsi di qualcosa che è tuo,
ma non materialmente: è qualcosa che ti appartiene interiormente,
nelle viscere. I maestri sono in gran parte anziani che son cresciuti
utilizzando come lingua madre il kukama e che, adesso, condividono la
loro conoscenza e saggezza con le generazioni più giovani.
La scuola ha ottenuto
molti risultati ed è stato anche il ventre in cui è nato il
successo di “Kumbarikira” , un video musicale di
rivendicazione dell'uso della lingua kukama che, dalla sua
pubblicazione nel luglio 2013 ha avuto numerosissime visualizzazioni
non soltanto in Amazzonia, ma anche a livello nazionale e
internazionale. Alcuni fra i più importanti programmi della
televisione peruviana si son recati a Nauta per intervistare i
protagonisti di questo successo, dietro cui si cela il duro lavoro
della scuola Ikuari. Durante le lezioni di lingua kukama, infatti, è
stato composto il testo della canzone e la sceneggiatura del video.
Ma l'esperienza della
scuola Ikuari, nel mese di ottobre, è giunta a un punto (che si
spera sia solo temporaneamente) finale. Le scarse risorse economiche
che avevano permesso il finanziamento del programma di insegnamento,
e in particolare i rimborsi per i maestri, non ci sono più e, dopo
alcuni mesi in cui si è cercato di tirare avanti senza mezzi
economici, la scuola ha (per il momento) chiuso i battenti e
terminato la sua attività.
Per potersi dedicare
all'insegnamento gli anziani avevano dovuto lasciare alcune delle
loro attività quotidiane: c'è bisogno di tempo per la preparazione
delle lezioni, e ciò comporta togliere ore al lavoro nei campi, alla
pesca, a tutte quelle attività che fanno sì che ci sia di che
sfamare la famiglia.
Tuttavia, è altrettanto
chiaro che il prezzo che si pagherà con la chiusura della scuola
sarà ancora più alto dell'umile compenso che i maestri ricevevano:
la sparizione della lingua. Se non ci sono parlanti, gente che
possiede le conoscenze adeguate per poter insegnare ai giovani, nel
giro di pochissimo tempo il kukama non esisterà più. Ne rimarrà
solo il ricordo.
Come si possono tenere in
considerazione queste due esigenze così importanti? Per una persona
che vede la situazione dall'esterno è difficile proporre una scala
di priorità: entrambe sembrano fondamentali. La soluzione più
giusta sarebbe quella di trovare un'Istituzione in grado di
appoggiare economicamente la scuola e il problema sarebbe risolto. Ma
spesso le istituzioni, chi per scarso interesse, chi per altrettanta
mancanza di mezzi, non si occupano di queste faccende.
La risposta potrebbe
trovarsi allora nelle stesse tradizioni delle comunità indigene: il
lavoro comunitario, le mingas, la
reciprocità. Si potrebbe ricompensare il lavoro di insegnamento non
con un rimborso economico ma facendo sì che gli alunni e le loro
famiglie aiutino i maestri nei loro lavori quotidiani. Si potrebbero
addirittura organizzare delle lezioni da svolgersi direttamente nei
campi, riportando il kukama ad essere la lingua della quotidianità.
Spero
di cuore che questa interruzione dell'attività della Scuola Ikuari
duri poco, che si possa riprendere presto con le lezioni e che si
possa ritornare a insegnare ai Kukama la propria lingua, perché è
necessario che ciò si faccia ORA. Non si può più aspettare ed è
fondamentale che siano gli stessi kukama a prendere nelle proprie
mani il destino della loro cultura.
Sul blog apposito di R.E.K., la radio dell'Associazione Kenemèri ci sono delle ottime novità!
Finalmente una nuova trasmissione radio: Canottiere da bisticcio.
Condividete!
Da tempo aspettavo questo
momento e ora che è passato mi sembra di aver fatto un sogno
ambientato nel passato, circa quindici anni fa. Ma non era un sogno,
era reale, a colori.
Gli “ex” (non voglio
chiamarli così e andando avanti nella lettura capirete perché)
C.S.I. hanno calcato un palco in terra sarda regalandoci circa due
ore di puro godimento.
Il concerto ha preso vita
in una struttura magica, l'ex Zuccherificio di Oristano, rimasto
inutilizzato per parecchio tempo e riportato in vita per un evento
unico. La location è perfetta, una struttura post industriale
adatta al contesto, quasi una macchina del tempo dal gusto eighties
che a ogni angolo ci ricorda da dove veniamo.
Il clima è teso e le
aspettative sono tante, i musicisti si fanno attendere e nel
frattempo il freddo si insinua nelle ossa. Quando arriva il momento
tutto si ferma e un senso di calore spazza via il freddo.
Maroccolo, Zamboni,
Canali, Filippi e Baraldi (grande assente Magnelli per infortunio)
accendono la sala sin dalle prime note e si presentano da subito come
un organico forte e affiatato.
Si parte con
l'artiglieria pesante “A Tratti”, “Forma e Sostanza” e “In
Viaggio”. Mi guardo attorno e vedo già le prime lacrime scendere
nei volti di chi, come me, probabilmente li aspettava da molti anni.
L'emozione è tangibile sia sul palco che sotto il palco.
Foto di Marco Sanna
I musicisti storici
confermano tutte le aspettative, Canali è una furia e Maroccolo si
conferma un musicista incredibile. La sorpresa, per quanto mi
riguarda, è la Baraldi. La sua voce non è solo adatta alla proposta
musicale, ma è di una bellezza rara, profonda e sul palco si sa
muovere, è magnetica e affascinante: una bella sorpresa in un
contesto già carico di emozioni.
Un momento molto toccante
è stata la cover di “La Realtà non Esiste” di Claudio Rocchi,
recentemente scomparso, un grande musicista italiano a cui è stato
reso un bell'omaggio scandito dalla voce di Zamboni.
La cosa più scioccante
del live è il fatto che non vi sia alcun senso di nostalgia. Certo,
tutti sentiamo la mancanza della formazione originale (Ferretti e
Ginevra non si dimenticano) ma qua abbiamo molto di più tra le mani.
Ciò che ha fatto a storia dei C.S.I. e dei C.C.C.P. è preso e
rivisitato ad hoc per l'occasione e il risultato è assolutamente
riuscito. I musicisti ci danno dentro e portano avanti un concentrato
di energia musicale, quasi senza fermarsi. La scaletta è scelta con
maestria per infiammare anche gli animi più miti, così si
susseguono momenti soft con “Del Mondo”, “Linea Gotica”,
“Depressione Caspica” a momenti di puro delirio con “Maciste
contro Tutti”, “M'importa 'na Sega” e la tranche dedicata ai
C.C.C.P. (“Io sto Bene”, “Curami”, “Spara Jurij” ed
“Emilia Paranoica” l'una di seguito all'altra). Ogni canzone
porta con sé dei ricordi ma anche una nuova veste, così sino alla
fine restiamo sospesi in una quasi perfetta comunione tra musicisti e
pubblico.
Il tempo sembra essersi
fermato in queste due ore e alla fine con “Irata” e “ Cupe
Vampe”, che chiudono la serata, abbiamo una sensazione di pienezza
difficilmente spiegabile; c'è stato un pezzo per tutti i gusti:
lenti, ipnotici, energici da pogo, evocativi, movimentati.
L'atmosfera non accenna a
cambiare neanche a concerto concluso e il pubblico si intrattiene
nell'enorme struttura per continuare a sognare e a parlarne.
L'Associazione Culturale
D'altra Parte ha svolto un lavoro eccellente organizzando
questo splendido concerto e il risultato ha superato le premesse,
dando, in fondo, anche una piccola speranza per la ripresa delle
proposte live in Sardegna.
Foto di Marco Sanna
Non doveva accadere, ma è
accaduto. E speriamo che il domani ci riservi delle altre sorprese di
questo livello artistico e organizzativo.
Benvenuti nel blog dell'associazione culturale Kenemèri. In questo luogo virtuale potrete leggere, vedere ed ascoltare tutto ciò che la nostra immaginazione e il nostro impegno riusciranno a creare! Un saluto!
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