martedì 4 marzo 2014

BABELE: Il Carnevale di Mamoiada- Le figure dei Mamuthones e degli Issocadores

Un altro fra i carnevali più affascinanti della Sardegna è sicuramente il carnevale di Mamoiada, con le bellissime figure dei Mamuthones e degli Issocadores. Molti sono i visitatori e i turisti che ogni anno si riversano nel paese per seguire le figure mitiche di questo carnevale.

LA RAPPRESENTAZIONE.
I Mamuthones e gli Issocadores sono figure protagoniste della domenica e del martedì di carnevale.
Essi giungono all’improvviso, interrompendo i balli e la festa che si sta svolgendo nel paese. Immediatamente l'atmosfera si fa più cupa e solenne, stridendo con la gioia e il clima che si stava vivendo precedentemente. I Mamuthones sono dodici, disposti su due file parallele mentre gli Issocadores sono disposti all’esterno delle file nell’atto di proteggere i loro “prigionieri”. I movimenti dei due gruppi sono molto in sintonia tra loro: i primi si muovono quasi a saltelli, muovendo contemporaneamente le spalle ora verso destra ora verso sinistra al fine di far suonare contemporaneamente i campanacci. Ogni tanto capita che ad un gesto degli Issocadores essi facciano tre rapidi salti seguiti da tre secche scampanellate.
Gli Issocadores, invece, sono molto più agili e liberi nei movimenti. Ogni tanto capita che lancino la soha per acchiappare qualcuno del pubblico, spesso di sesso femminile, al fine di mostrare la propria abilità. Gli Issocadores possono parlare e colloquiare con il pubblico, mentre i Mamuthones sono costretti a stare in silenzio per tutta la durata della manifestazione.

L’ORIGINE DEI NOMI
I due nomi hanno origine antica e spesso controversa e di difficile comprensione. Tra le principali ipotesi vi è quella per cui il nome Mamuthones derivi dal modo in cui i sardi micenei chiamavano i fenici, cioè Melaneimones, che sta a significare “Facce nere”, da cui provengono i termini Maimoni e Mamuthones, che stanno a significare “demonio” e “Maschera Nera”. Un’altra ipotesi fa derivare il termine da maimatto, ossia il “tempestoso”, colui che fa esplodere la tempesta, un epiteto dato alla divinità sotterranea identificata con Dionisio, che ogni anno moriva e rinasceva in primavera con la fioritura dei campi.
Il termine Issocadores, invece, in sardo sta a significare letteralmente “colui che prende la fune”, cioè colui che ha in mano una fune, detta soha.

IL MODO DI VESTIRE
È interessante analizzare il modo di vestire dei due protagonisti del carnevale di Mamoiada. Il vestito dei Mamuthones comprende su Belludu, l’abito in velluto scuro; sas peddes, una casacca di pelle ovina oscura caratteristica dei pastori sardi; sos piuncos, grosse calze di cotone e lana; sos hònsizos, scarpe conciate in pelle; sa visera, una maschera nera antropomorfa; su bonette, il berretto sardo e su mucadore, fazzoletto di colore scuro del vestiario femminile. Infine, sul dorso sono posti i campanacci e i sonagli, il cui peso è di 22-25 chili, la dotazione sonora dei Mamuthones chiamata su ferru.
Gli Issocadores, invece, hanno con loro la berritta di colore nero, tenuta in testa da un mucadore il cui colore è assolutamente variopinto; la hammisa, una camicia dello stesso colore del costume; su currittu, il corpetto rosso del costume tradizionale; sos carzones de tela, pantaloni di tela bianca larghissimi, s’issalletto, uno scialle in seta di raso caratterizzato da una grande policromia di colori. Infine ovviamente vi è la soha, particolare lunga fune in giunco.

COSA RAPPRESENTANO LE DUE FIGURE
Ma cosa rappresentano queste due figure? È in particolare lo studioso Raffaello Marchi che prova a offrire alcune supposizioni sulle loro origini e su quelle di questo spettacolo carnevalesco. La più importante trae origine da un evento bellico, sicuramente “emblematico- scrive lo storico- nella lunga storia di dominazioni straniere e di assalti barbareschi in Sardegna”1. In particolare lo storico ritiene che l’origine dell’evento possa risalire a una delle poche vittorie ottenute dai sardi contro i pirati saraceni, “Los Moros” come venivano chiamati, nei primi decenni del IX secolo, quando riuscirono a catturarne un grandissimo numero, tra cui quattro fra i capi o ufficiali maggiori2. È molto probabile che questi ultimi, dopo essere stati catturati nel luogo del loro sbarco, fossero poi stati accompagnati a Mamoiada da pastori che utilizzavano, per tenerli fermi, il laccio pastorale. Sempre secondo il Marchi, è possibile pensare che i prigionieri venissero poi spogliati e rivestiti con la Mastruca sarda, e su questa venissero posti i campanacci che indicavano l’assoggettamento; i sardi utilizzavano invece le effigi dei vinti conservando la soca come emblema della vittoria. Ritornando al carnevale di Mamoiada, la simbologia descrive dunque i Mamuthones come i vinti musulmani e gli Issocadores come i vincitori sardi.
Ma sono altre le ipotesi fatte dallo studioso, tra queste la più interessante fa risalire l’origine a una di quelle «processioni rituali che i sardi della civiltà nuragica dovevano fare molto spesso in onore dei loro piccoli numi agricoli e pastorali. In un caso e nell’altro possiamo immaginare, al posto dei Mamuthones, una torma di buoi veri tutti rimbelliti, inghirlandati e come vestiti a festa che vanno in processione guidati da mandriani Issocadores»3.
Un carnevale molto affascinante, dunque, sicuramente da vedere per poter ammirare le due figure all’opera.

Foto di P. Volta, S. Monchi, R. Ballore, P. Cugusi, tratte da “Il carnevale di Mamoiada”, di Paolo Pillonca

BIBLIOGRAFIA:
  • Raffaele Marchi, “Le maschere barbaricine”, articolo pubblicato sulla rivista Il ponte nel 1951
  • Paolo Pillonca, Il carnevale di Mamoiada
  • Caterina Vitzisai, Il carnevale di Mamoiada


1
Raffaele Marchi, “Le maschere barbaricine”, articolo pubblicato sulla rivista Il ponte nel 1951
2
Alcuni altri storici ci dicono che da questa vittoria ebbe origine anche la famosa bandiera sarda con i quattro mori che hanno le bende agli occhi
3
R. Marchi, Op. cit.

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