Un
altro fra i carnevali più affascinanti della Sardegna è sicuramente
il carnevale di Mamoiada, con le bellissime figure dei Mamuthones
e degli Issocadores.
Molti sono i visitatori e i turisti che ogni anno si riversano nel
paese per seguire le figure mitiche di questo carnevale.
LA
RAPPRESENTAZIONE.
I
Mamuthones e gli Issocadores sono figure protagoniste della domenica
e del martedì di carnevale.
Essi
giungono all’improvviso, interrompendo i balli e la festa che si
sta svolgendo nel paese. Immediatamente l'atmosfera si fa più cupa e
solenne, stridendo con la gioia e il clima che si stava vivendo
precedentemente. I Mamuthones sono dodici, disposti su due file
parallele mentre gli Issocadores sono disposti all’esterno delle
file nell’atto di proteggere i loro “prigionieri”. I movimenti
dei due gruppi sono molto in sintonia tra loro: i primi si muovono
quasi a saltelli, muovendo contemporaneamente le spalle ora verso
destra ora verso sinistra al fine di far suonare contemporaneamente i
campanacci. Ogni tanto capita che ad un gesto degli Issocadores essi
facciano tre rapidi salti seguiti da tre secche scampanellate.
Gli
Issocadores, invece, sono molto più agili e liberi nei movimenti.
Ogni tanto capita che lancino la soha
per
acchiappare qualcuno del pubblico, spesso di sesso femminile, al fine
di mostrare la propria abilità. Gli Issocadores possono parlare e
colloquiare con il pubblico, mentre i Mamuthones sono costretti a
stare in silenzio per tutta la durata della manifestazione.
L’ORIGINE
DEI NOMI
I
due nomi hanno origine antica e spesso controversa e di difficile
comprensione. Tra le
principali ipotesi vi è quella per cui il nome Mamuthones derivi dal
modo in cui i sardi micenei chiamavano i fenici, cioè Melaneimones,
che sta a significare “Facce
nere”,
da cui provengono i termini Maimoni
e
Mamuthones,
che stanno a significare “demonio”
e “Maschera
Nera”.
Un’altra ipotesi fa derivare il termine da maimatto,
ossia il “tempestoso”, colui che fa esplodere la tempesta, un
epiteto dato alla divinità sotterranea identificata con Dionisio,
che ogni anno moriva e rinasceva in primavera con la fioritura dei
campi.
Il
termine Issocadores, invece, in sardo sta a significare letteralmente
“colui che prende la fune”, cioè colui che ha in mano una fune,
detta soha.
IL
MODO DI VESTIRE
È
interessante analizzare il modo di vestire dei due protagonisti del
carnevale di Mamoiada. Il
vestito dei Mamuthones comprende su
Belludu,
l’abito in velluto scuro; sas
peddes, una
casacca di pelle ovina oscura caratteristica dei pastori sardi; sos
piuncos,
grosse calze di cotone e lana; sos
hònsizos,
scarpe conciate in pelle; sa
visera, una
maschera nera antropomorfa; su
bonette, il
berretto sardo e su
mucadore,
fazzoletto di colore scuro del vestiario femminile. Infine, sul dorso
sono posti i campanacci e i sonagli, il cui peso è di 22-25 chili,
la dotazione sonora dei Mamuthones chiamata su
ferru.
Gli
Issocadores, invece, hanno con loro la berritta
di colore nero, tenuta in testa da un mucadore
il
cui colore è assolutamente variopinto; la hammisa,
una
camicia dello stesso colore del costume; su
currittu,
il corpetto rosso del costume tradizionale; sos
carzones de tela, pantaloni
di tela bianca larghissimi, s’issalletto,
uno scialle in seta di raso caratterizzato da una grande policromia
di colori. Infine ovviamente vi
è la soha,
particolare
lunga fune in giunco.
COSA
RAPPRESENTANO LE DUE FIGURE
Ma
cosa rappresentano queste due figure? È in particolare lo studioso
Raffaello Marchi che prova a offrire alcune supposizioni sulle loro
origini e su quelle di questo spettacolo carnevalesco. La più
importante trae origine da un evento bellico, sicuramente
“emblematico- scrive lo storico- nella lunga storia di dominazioni
straniere e di assalti barbareschi in Sardegna”1.
In particolare lo storico ritiene che l’origine dell’evento possa
risalire a una delle poche vittorie ottenute dai sardi contro i
pirati saraceni, “Los Moros” come venivano chiamati, nei primi
decenni del IX secolo, quando riuscirono a catturarne un grandissimo
numero, tra cui quattro fra i capi o ufficiali maggiori2.
È molto probabile che questi ultimi, dopo essere stati catturati
nel luogo del loro sbarco, fossero poi stati accompagnati a Mamoiada
da pastori che utilizzavano, per tenerli fermi, il laccio pastorale.
Sempre secondo il Marchi, è possibile pensare che i prigionieri
venissero poi spogliati e rivestiti con la Mastruca
sarda,
e su questa venissero posti i campanacci che indicavano
l’assoggettamento; i sardi utilizzavano invece le effigi dei vinti
conservando la soca
come emblema della vittoria. Ritornando al carnevale di Mamoiada, la
simbologia descrive dunque i Mamuthones come i vinti musulmani e gli
Issocadores come i vincitori sardi.
Ma
sono altre le ipotesi fatte dallo studioso, tra queste la più
interessante fa risalire l’origine a una di quelle «processioni
rituali che i sardi della civiltà nuragica dovevano fare molto
spesso in onore dei loro piccoli numi agricoli e pastorali. In un
caso e nell’altro possiamo immaginare, al posto dei Mamuthones, una
torma di buoi veri tutti rimbelliti, inghirlandati e come vestiti a
festa che vanno in processione guidati da mandriani Issocadores»3.
Un
carnevale molto affascinante, dunque, sicuramente da vedere per poter
ammirare le due figure all’opera.
Foto di P. Volta, S. Monchi, R.
Ballore, P. Cugusi, tratte da “Il carnevale di Mamoiada”, di
Paolo Pillonca
BIBLIOGRAFIA:
- Raffaele Marchi, “Le maschere barbaricine”, articolo pubblicato sulla rivista Il ponte nel 1951
- Paolo Pillonca, Il carnevale di Mamoiada
- Caterina Vitzisai, Il carnevale di Mamoiada
Alcuni
altri storici ci dicono che da questa vittoria ebbe origine anche la
famosa bandiera sarda con i quattro mori che hanno le bende agli
occhi
R.
Marchi, Op. cit.
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