lunedì 11 febbraio 2013

Leggendone: Luther Blisset, Q



Omnia sunt Communia”

Ieri ho domandato a un pargolo di cinque anni chi fosse Gesù. Sapete cosa ha risposto? Una statua.”


Il libro di cui vi voglio parlare oggi è, a mio modesto parere, uno dei più bei romanzi mai pubblicati da vent’anni a questa parte: “Q”, scritto dalla colonna bolognese del Luther Blisset Project e pubblicato nella primavera del 1999. Il romanzo rappresenta l’ultimo atto del “piano quinquennale” elaborato da un insieme di scrittori, artisti e agitatori culturali provenienti da tutta Europa, di cui gli autori del romanzo rappresentano soltanto una minima parte (“meno dello 0,04%”, come dichiararono ad un intervista a Repubblica del 6 marzo 1999 gli autori dell’opera che, come si scoprì più avanti, rispondono ai nomi di Roberto Bui, Giovanni Cattabriga, Federico Guglielmi e Luca Di Meo, che successivamente formeranno il collettivo di scrittori denominato Wu Ming). In cosa consiste tale progetto? Esso ebbe inizio nell’estate del 1994 e ne facevano parte più di un centinaio di persone provenienti da 32 paesi, il cui obiettivo prefissato era quello di “mandare in crisi” le verità e i dogmatismi consolidati dell’industria culturale mainstream, attraverso beffe mediatiche e raggiri tecnologici che poi il Luther Blisset Project rivendicava puntualmente, spiegando quali difetti del sistema mediatico avevano sfruttato per far pubblicare o trasmettere notizie false.
In Italia l’episodio forse più famoso risale al 1997, quando venne sfruttato in modo geniale il panico morale sulle messe nere e il satanismo. Ad un certo punto, nei boschi del viterbese, apparirono improvvisamente dei Cultori del Demonio e dei "cacciatori di streghe" cristiani, che lasciavano tracce (fisiche, audiovisive e "letterarie") dei loro scontri e inseguimenti. I media locali e nazionali, senza controllare minimamente la veridicità della notizia, diedero ampio risalto mediatico al fenomeno e, addirittura, Studio Aperto trasmise il video di un - alquanto abborracciato - rito satanico. Anche alcuni uomini politici non esitarono ad intervenire sulla questione, strumentalizzando per i propri fini la paranoia di massa causata dal fenomeno. La questione si concluse quando i Luther Blisset Project dimostrarono pubblicamente, attraverso una grande mole di prove, l’infondatezza della questione. La notizia della beffa venne data al TG1 delle 20, e rimbalzò su tutta la stampa nazionale, mettendo in luce la scarsa professionalità di molti cronisti e l'infondatezza del panico morale.


Il progetto, secondo una deliberata scelta degli stessi membri e creatori (seguendo una massima di Cary Grant: “meglio andarsene un minuto prima, lasciando le persone con la voglia, che un minuto dopo, avendole annoiate”), si concluse nel dicembre del 1999, quando tutti i "veterani" commisero un suicidio simbolico chiamato "Seppuku" (come il suicidio rituale dei samurai). Il romanzo “Q” risulta essere il lascito finale di questo progetto, uno splendido romanzo storico ambientato in Europa tra il 1517 (anno in cui Martin Lutero emanò le 95 “tesi” contro le indulgenze papali) e il 1555, anno in cui divenne papa, con il nome di Paolo VI, Giovanni Pietro Carafa, tra i massimi difensori della Chiesa Romana contro qualunque movimento eretico che si proponeva di riformare o addirittura rivoluzionare il clero cristiano (a lui si deve, tra i tanti atti, l’emanazione nel 1559 dell’Indice dei Libri proibiti). I protagonisti di quest’opera sono due: da un lato c’è un eretico anabattista dai mille nomi e dai mille volti, che, nonostante le tante sconfitte e la disillusione che cresce con il passare degli anni, continua la sua lotta a fianco degli umili e degli oppressi contro ogni forma di potere costituito, dal papato ai principi e vescovi tedeschi, dai grandi banchieri alle varie inquisizioni; dall’altra c’è Q, iniziale di Qoelet, l’Ecclesiaste, ripreso dal titolo di un testo contenuto nella Bibbia Cristiana ed Ebraica, una spia al soldo del futuro papa Giampietro Carafa, in grado di incunearsi in modo mirabile tra le file dei ribelli per portarli ogni volta alla sconfitta; entrambi attraversano quarant’anni di lotte non solo religiose ma anche sociali e politiche, dalla battaglia dei contadini guidati da Thomas Muntzer a Frankhenausen al periodo dell’Inquisizione in Italia, passando per il “regno” Anabattista di Munster e la città “degli spiriti liberi” di Anversa.
Entrambi sono testimoni di un’epoca che ha sconvolto la storia dell’Europa, e incarnano lo scontro modernissimo tra un potere che, seppur destabilizzando, deve riportare alla stabilità e all’ordine, e una ribellione sempre sconfitta ma che comunque deve essere sempre riproposta: “una sconfitta non rende meno giusta una causa”, dirà ad un certo punto l’autore. Sono tantissimi i motivi per cui vale la pena di leggere questo libro, a partire innanzitutto dagli splendidi affreschi che gli autori ci offrono della società e del clima dell’epoca (dimostrando, in questo senso, una grande conoscenza degli avvenimenti realmente accaduti che sono citati e descritti nell’opera), ma anche la straordinaria freschezza nella scrittura che rendono avvincente questo romanzo, grazie anche alla scelta degli autori di utilizzare un fraseggio breve, acuto e dirompente. Concludendo, si può osservare come siano molto acute e penetranti anche le allegorie presenti nel libro: è inutile negare, infatti, come la città di Munster conquistata dagli Anabattisti rappresenti il socialismo reale, con il comunismo dei beni e l’uguaglianza di tutti e tutte, ma anche con le sue terribili degenerazioni; chiaro, inoltre, come il periodo dell’inquisizione possa essere assimilabile alla situazione europea dopo lo spegnersi dei movimenti di protesta nati con il Sessantotto e attivi negli anni settanta. Quel che la controriforma fu per le chiese radicali e rivoluzionarie del primo Cinquecento, il reaganismo, il neoliberismo e il pensiero neoconservatore sono stati per i movimenti nati tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70 (per questo gli stessi autori hanno descritto il romanzo come un "manuale di sopravvivenza"). Insomma, potrei dire tantissime altre cose, ma mi fermo qua, nella speranza di aver sollecitato la vostra curiosità.





3 commenti:

Camilla Fois ha detto...

Gavi, ti voglio fare i miei più sentiti complimenti!
L'articolo è bello e ben scritto e sopratutto mi ha fatto venire una voglia matta di leggere tutto quel che posso sull'argomento!
Grazie!!!

Unknown ha detto...

Grazie Cami! Credo sia davvero uno dei più bei libri che abbia mai letto!!

Davide "boldraker" Boldrini ha detto...

Bellissima recensione Gavi!