La violenta repressione
dei manifestanti da parte delle Forze dell’Ordine durante il G8 di
Genova del 2001 sconvolse l’opinione pubblica. Molti pensarono che
fosse figlia del clima infuocato che si era respirato nei mesi
anteriori all’evento, quasi a dire che, per quanto vergognoso
potesse essere stato il comportamento degli agenti e degli organi
maggiori delle forze dell’ordine, quella violenza fosse solo
un’eccezione.
Anni dopo, il caso
Aldrovandi esplode a livello nazionale.
Per la procura Federico è
morto in seguito all’assunzione di droghe, ma la famiglia davanti
al corpo sfigurato del ragazzo non può credere a questa semplice
versione dei fatti e con coraggio e tenacia cerca la verità. Si
scontra con un muro di omertà e depistaggi riuscendo infine a far
processare quei 4 agenti che una notte di settembre del 2005, durante
un controllo di polizia, lo pestarono fino ad ucciderlo.
Un’altra eccezione.
Ma nell’era di internet
certi fatti difficilmente restano sconosciuti e ci si accorge che le
“eccezioni” non sono esattamente una rarità.
Il libro “Malapolizia”
raccoglie numerosi casi di abusi di potere da parte delle Forze
dell’Ordine, dai più tristemente famosi come il caso di Stefano
Cucchi, a quelli meno noti ma altrettanto cruenti come il caso della
polizia ferroviaria di Milano dove finiscono sotto processo per
omicidio preterintenzionale due agenti della polfer che volevano
“dare una lezione” a un clochard, nella stessa camera di
sicurezza della stazione trovano la morte altre tre persone sulle
quali però non si è potuto o voluto approfondire in sede
giudiziaria.
Non solo “arresti
mortali” ma anche i racconti di quelli che l'autore, Adriano
Chiarelli, non esita a chiamare “sopravvissuti”, e poi tante
storie di abusi in carcere e altri crimini, tra cui il singolare caso
della signora Maria Rosanna Carrus, un'anziana che viveva in un
piccolo paese del cagliaritano; nel 2010 alcuni balordi del paese,
noti alla popolazione e alle forze dell’ordine, mettono a segno una
serie di rapine ai danni di anziani che vivono soli. La tecnica è
sempre uguale: chiedono informazioni ai vicini e fanno appostamenti
nei giorni antecedenti i furti. Un vicino di casa della signora
Carrus nota la presenza di questi personaggi nel quartiere e dopo che
essi manifestano l’intenzione di entrare in casa Carrus
(chiedendogli addirittura appoggio per nascondersi dopo il furto) si
reca in caserma a denunciare i fatti. Il comportamento dei
carabinieri è anomalo, chiedono al vicino di tenere gli occhi aperti
e si limitano a fare ronde nel quartiere; la signora Carrus verrà
rapinata e assassinata nella sua casa, e i rapinatori avranno il
tempo di tornare nei giorni successivi e dare fuoco all’abitazione
per cercare di cancellare le loro tracce. Solo a causa del rogo i
militari entreranno nell’abitazione e scopriranno il corpo di Maria
Rosanna coperto da un materasso e arso fino a metà del busto.
Attraverso questi
racconti salta agli occhi come la giustizia percorra strade diverse
quando l’imputato indossa la divisa.
I meccanismi che si
innescano sono molto simili in ognuno dei casi trattati:
difficilmente si sollevano dubbi sull’operato degli agenti da parte
di colleghi e superiori; si assiste spesso a depistaggi e
mistificazioni dei fatti al punto da far apparire il carnefice come
vittima e la vittima come quello che se l’è cercata. La divisa non
sbaglia mai e se lo fa è solo un eccesso colposo.
7 commenti:
Molto molto interessante...non l'avevo mai sentito..lo leggerò1 Grazie :)
Neanche io conoscevo questo libro,
Tenkius del suggerimento ;)
Grazie per la bellissima recensione. E grazie per aver evidenziato la storia di Maria Rosanna Carrus.
Adriano Chiarelli
QUESTI SONO INDIRIZZI WEB SU CUI POTETE TROVARE IMMAGINI NOTIZIE E VIDEO INERENTI LA VICENDA DI MIA MAMMA.
Massimo Uccheddu
massimouccheddu64@gmail.com
http://www.carrusmariarosanna.blogspot.com http://www.youtube.com/user/
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