Tra il 19 e il 21 luglio 2001, si
riunirono a Genova gli otto “grandi della terra”, i
rappresentanti di quelli che allora erano considerati come gli otto
paesi economicamente più sviluppati del Mondo, al fine di discutere
delle scelte politiche da compiere per il futuro di tutto il pianeta.
Questi incontri avvenivano periodicamente e in varie città del
mondo. In occasione di ogni incontro si creava un movimento di
persone, associazione e gruppi politici che contestava le scelte
neoliberiste compiute dal G8, chiedendo a gran voce un nuovo tipo di
globalizzazione, più vicino alle esigenze e ai bisogni delle
persone. Anche in Italia si creò questo movimento che, dopo essersi
organizzato in un unico soggetto politico, il Genoa Social Forum (che
era in grado di tenere al suo interno gruppi di differente
sensibilità politica, dai cattolici ai gruppi extra-parlamentari
appartenenti ai centri sociali), organizzò le manifestazioni di
dissenso nei confronti del G8. Il Movimento era sicuramente molto
forte e lo Stato scelse di “mostrare i muscoli” al fine di
poterlo fermare e sconfiggere. Genova venne praticamente
militarizzata: sia il 20 che il 21 luglio i vari cortei e sit-in di
protesta vennero caricati dalle forze dell’ordine che portarono
avanti una vera e propria caccia all’uomo nei confronti dei
manifestanti. Il momento più importante avvenne il 20 luglio: dopo
che il corteo organizzato dalle tute bianche venne caricato in un
punto autorizzato del percorso, via Tolemaide, e dopo due ore di
scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, Carlo Giuliani venne
ucciso da due colpi di pistola sparati dalla pistola di Mario
Placanica, agente dei carabinieri di Palermo. In conclusione di
questi due giorni, quando tutto sembrava ormai concluso, avvenne
invece il terribile episodio della scuola Diaz: poco prima della
mezzanotte del 22 luglio i reparti della celere entrarono nella
scuola Diaz e diedero vita ad un pestaggio violento nei confronti di
manifestanti inermi xe increduli di fronte a tanta rabbia. Vennero
ferite circa 87 persone, di cui tre finirono addirittura in prognosi
riservata e uno in coma. Coloro che non vennero feriti finirono nella
caserma di Bolzaneto , dove vennero sottoposti per alcuni giorni a
torture e umiliazioni continue.
Daniele Vicari, il regista di Diaz,
sceglie di raccontarci quest’ultimo episodio della Diaz e alcuni
fatti relativi a Bolzaneto. La trama si dispiega attraverso la
descrizione del blitz delle forze dell’ordine alla scuola vissuto
da punti di vista e angolature differenti: quello del giornalista
Luca della Gazzetta di Bologna, che dopo la morte di Carlo Giuliani
vuole vedere da vicino ciò che sta succedendo a Genova (nella realtà
esso rappresenta Lorenzo Guadagnucci, giornalista di Altreconomia e
del Resto del Carlino e portavoce del Comitato Verità e Giustizia
per Genova, autore lo scorso anno insieme a Luca Agnoletto del libro
“L’eclissi della democrazia”, che tratta dieci anni di processi
riguardanti ciò che è avvenuto in quei terribili giorni del luglio
del 2001), quello di Nick, un manager che si interessa di economia
solidale, arrivato a Genova per seguire il seminario dell’economista
Susan George; quello di Anselmo, un vecchio militante della CGIL che
ha preso parte ai cortei contro il G8 con i suoi compagni pensionati
e decide di rimanere una sera in più a Genova per poter visitare la
tomba di una sua parente (dietro cui si cela Arnaldo Cestaro); quello
di Max Flamini, vicequestore aggiunto del primo reparto mobile di
Roma (i riferimenti a Michelangelo Fournier, colui che per primo
parlò di ciò che avvenne in quelle scuola come di una “macelleria
messicana”, sono evidenti); Alma, Marco e Franci, militanti
politici e attivisti che dopo aver assistito a quei tragici momenti
si mettono a disposizione del Genoa Social Forum alla ricerca dei
dispersi; Etienne e Cecile, due anarchici francesi diretti
protagonisti degli scontri di quei giorni. Il film si basa
completamente, secondo una precisa scelta del regista, su tutti i
documenti e gli atti giudiziari prodotti durante i processi istituiti
in seguito a quei tragici fatti.
Secondo il mio modestissimo parere, il
film, nonostante abbia dei limiti e delle lacune evidenti (la stessa
scelta di raccontare ciò che è stato oggetto di azione giudiziaria
fa si che ciò che viene descritto di quei tragici momenti nel film
non rappresenti la realtà ma solo un ritaglio di questa: in questo
senso mancano i racconti di coloro che non hanno voluto, per rifiuto
dello strumento giudiziario o per l’intollerabilità del ricordo, o
potuto, perché hanno firmato dichiarazioni menzognere, in una lingua
non loro e in assenza di tutela legale, intraprendere l’azione
legale; mancano i fatti di cui non si è potuto fornire la prova
processuale, e di questo ritaglio nel tessuto del reale si deve
necessariamente tenere conto) può comunque essere uno strumento
utile per ridiscutere di quei giorni e di ciò che è avvenuto, di
coglierne la complessità senza nascondersi dietro facili capri
espiatori (è tutta colpa dei “black bloc”!) o complottismi di
sorta (“erano solo dei poliziotti infiltrati”). E’ senza dubbio
un documento importante perché squarcia il velo di omertà su ciò
che è avvenuto ormai più di dieci anni fa (sebbene molti siano
stati i documenti, i film e i documentari che siano stati prodotti,
nessuno di essi è stato in grado di arrivare a un livello ampio di
pubblico). Ad esso, però, come già precedentemente spiegato, si
deve ovviamente accompagnare una discussione e un dibattito su quei
giorni contestualizzandolo agli avvenimenti attuali ( la
militarizzazione di Genova in quei giorni, ad esempio, non è tanto
dissimile dalla militarizzazione che la Val Susa sta “subendo” in
questi giorni).
Prima di concludere, altre due
annotazioni molto interessanti: la prima riguarda la scelta del
regista di affidarsi, nonostante la presenza di alcune star come Elio
Germano e Claudio Santamaria, ad un racconto corale senza basare la
storia sulla forza e l’importanza di tali star; la seconda invece
riguarda la capacità che ha avuto il regista di narrare le vicende
senza alcuna indulgenza nei confronti dell’estetizzazione
dell’orrore che ha pervaso molto cinema, facendo della pretesa
denuncia dell’orrore uno strumento di anestetizzazione della
violenza. Concludendo, è importante vedere questo film non perché
sia in grado di portare una verità oggettiva su quei fatti
(impossibile, nonostante siano tantissimi coloro che si attendono
questo), ma perché attraverso di esso è possibile costruire
discussioni, dibattiti e conoscenze che portano a sfidare e abbattere
quella che sta diventando la verità egemone su Genova e dintorni.
2 commenti:
Non avevo ancora letto l'articolo perché non avevo ancora visto il film. L'ho appena finito, e dopo sono venuto subito a leggermi l'articolo.
Con franchezza signor Santucciu, l'articolo non mi è piaciuto, non mi ha comunicato niente. Alla fine non so neanche se il film ti sia piaciuto, se t'ha colpito, se t'ha commosso.
E' ovvio che non dia una visione a tutto tondo della verità di quei giorni. Avrebbe dovuto prendere le storie di quelle persone, una per una, manifestanti e poliziotti. Ma non è il compito di un film, e non sarebbe stato manco possibile. E' un quadro, una visione parziale di quei giorni.
Ma è una visione potente.
A me il film è piaciuto e mi ha commosso.
;)
Salve signor Boldrini,
innanzitutto è molto difficile rispondere nel momento in cui un tuo “lettore” dice che non sono stato in grado di comunicare nulla, evidentemente ho sbagliato qualcosa nella metodologia scelta per recensire l’articolo, in cui probabilmente sono stato troppo “tecnico” e poco propenso a parlare di ciò che ho provato durante la visione del lungometraggio. Per il resto non concordo comunque sul fatto che sia così ovvio x le persone che un film non possa dare una visione a tutto tondo della verità e della realtà che sta provando a descrivere. Anzi, spesso e volentieri diamo il compito di descrivere in modo oggettivo la realtà attuale a libri e film, a scrittori e registi, pretendendo da essi di essere in grado di mostrarci la verità così com’è, dimenticandoci spesso che è un loro punto di vista e una loro versione dei fatti,. Per confermare ciò che sto scrivendo metto qua sotto due link, un botta e risposta tra due personaggi che hanno vissuto “da protagonisti” quei giorni: il primo è un articolo di Vittorio Agnoletto (ora parlamentare europeo, nel 2001 portavoce del Genoa Social Forum) http://www.vittorioagnoletto.it/2012/04/quello-che-il-film-diaz-non-dice/ , il secondo è invece la risposta data ad Agnoletto da Fausto Bertinotti (a quei tempi segretario di Rifondazione Comunista, i cui contatti con il cosiddetto Movimento dei Movimenti in quegli anni furono continui e non privi di tensione) http://www.mirorenzaglia.org/2012/04/diaz-bertinotti-difende-il-film-di-vicari-agnoletto-la-tua-analisi-e-sbagliata/.
Concludo dicendo che il film mi è piaciuto, è un bel “pugno allo stomaco”, ma questo pugno assume ancora più forza sapendo che si ispira a fatti realmente accaduti in quel tragico luglio del 2001.
Nella speranza di essere stato esaustivo e coerente con la risposta ti saluto, ringraziandoti inoltre per le critiche. Ciao
Posta un commento